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TARANTELLUCCIA, quinta canzone dell'Antologia, è del 1907; i versi sono di Ernesto Murolo, la musica del Cav. Rodolfo Falvo. Ho definito questa canzone un autentico "Inno all'amore", la cui sublimazione è meravigliosamente espressa nei primi due versi del ritornello: "Cu ammore è facile - tutt' 'o difficile" il cui significato, semplice e chiaro, deve suonare come monito per tutti noi: quando ci si ama, anche le cose difficili diventano facili ed è il trionfo dell'amore!
Del Cav.
Rodolfo Falvo va subito detto che era impiegato alle regie Poste di
Napoli e che all'epoca quasi tutti i poeti e musicisti dovevano avere un
impiego per portare avanti la famiglia, in quanto, come diceva il poeta
latino Giovenale, "Carmina non dant panem", letteralmente "I
versi non danno pane". Per tutti i napoletani il cav. Falvo era "Il
Mascagnino" per la sua straordinaria rassomiglianza con Pietro
Mascagni, l'indimenticabile autore di "Cavalleria rusticana".
E’ questa la canzone più rappresentativa del 1930, che va a suggellare tutto l’arco dell’Epoca d’oro della canzone napoletana, mezzo secolo di incontrastati ed inarrestabili successi mondiali, la cui diffusione, in assenza degli attuali potenti canali massmediali, va ascritta alla instancabile ed encomiabile opera dei mai abbastanza elogiati “posteggiatori” napoletani, cioè suonatori ambulanti che con chitarra, mandolino e violino giravano in lungo e in largo l’Europa, non disdegnando spesso di varcare perfino l’oceano. I più bravi fra i posteggiatori di Napoli venivano invitati nelle corti di tutta Europa: Francesco Giuseppe d’Austria, Gustavo di Svezia, lo zar Nicola II di Russia facevano allietare sovente le loro mense e le loro serate da posteggiatori napoletani. |