Prime canzoni
Periodo
dialettale
irpino
Pe n'ora 'e freva
Napule,
si' na canzone
Antologia della
Canzone Napoletana
... segue ... |
Più tardi alla fine degli anni ’70,
arrivò la mia prima pubblicazione: un 45 giri dal titolo “La
ballata del cacciatore”, che ebbe anche la ventura di essere trasmessa per
ben tre settimane consecutive dalla RAI, a Radio 1 nella trasmissione “Voi ed io
‘79”, condotta da Vanna Brosio.
La ballata, scritta “nel filone del più puro folk irpino”, come annotò il
giornalista Ciro Vigorito sul “Roma” dell’agosto ’79, tratta, nella prima parte
del disco, l’impoverimento del patrimonio faunistico nazionale e nella seconda
parte, sempre in chiave umoristica, la esaltazione della natura con le sue
meravigliose erbe e le sue piante che sopravvivono nonostante gli inquinamenti
dilaganti.
Il compianto ed indimenticabile poeta e scrittore
Nicola Arminio
scrisse in un suo articolo, tra l’altro, che “La ballata” non è “quella di un
musicista borghese o di un cacciatore, ma di un attento cultore dialettale delle
cose più belle della nostra campagna irpina”.
Io personalmente l’ho definita un
inno ecologico alla mia terra d’origine. Nel disco mi avvalgo della
collaborazione del valente chitarrista Tony Trivelli, che, col suo estro,
aggiunge brio ed eleganza alla “ballata”, curando in modo impeccabile gli
arrangiamenti della melodia.
La parentesi
dialettale irpina si chiude definitivamente con “Figliola”, un
componimento fortemente e volutamente ispirato ad un canto popolare del
mio paese, che va cantato sull’aria della famosissima strofa “Pe la via
re Furmecuso / aggio truato na pettenessa”. In questo canto popolaresco
sottolineo ed enfatizzo ogni pregio, ogni attributo delle fattezze
giunoniche di una procace ed avvenente popolana, non tralasciando
letteralmente nulla dalla testa ai piedi, con espressioni spesso
pimentate, che, in questo tipo di composizione non guastano affatto. Una
“fuitina” d’altri tempi ed una sentenza lapidaria chiudono questo canto
d’ispirazione popolare, che ci ripropone atmosfere del passato
apparentemente sopite, ma che continuano a far parte della nostra
memoria culturale e sentimentale.
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